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Piove e pioverà tutto il giorno.
Partiamo da Tarbes alle 9 circa sotto una pioggia fitta che ci
accompagna fino alla frontiera spagnola.
Passiamo da San Sebastian: si intravedono le spiagge bellissime
dell'Atlantico e, poco arretrate, montagne verdissime, ma è ancora
presto per fermarsi, così proseguiamo fino a Bilbao, dove arriviamo
all'ora di pranzo.
Usciamo in una valle enorme, da cui si vede bene che Bilbao è una città
in rapida espansione, ci sono miriadi di cantieri e di gru sullo sfondo;
non solo, ma sembra che qui, piu che in altre città europee, si
sbizzarriscano anche in opere architettoniche d'avanguardia: è una
metropoli del futuro, una "città di frontiera".
Una di queste opere futuristiche è il Guggenheim museum, museo di arte
moderna: |
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non ne saprei descrivere la forma, a me
ha ricordato le onde del mare, mai uguali a se stesse, come non lo è mai
questa struttura che cambia con la luce (è ricoperto da lastre di
titanio) e con la prospettiva, mai un punto di vista uguale all'altro,
mai un'onda uguale all'altra.mi ha entusiasmato, peccato non averlo
potuto visitare all'interno!
Siamo ora alla volta di Santander, capitale della Cantabria, che
raggiungiamo facilmente.
Ora l'autostrada si interrompe e dovremo percorrere solo strade
nazionali fino in Portogallo, strade strette ed anguste, dove finisce
anche per riversarsi tutto il traffico dei tir; la cosa si rivela presto
allucinante.
Code micidiali per i lavori di costruzione della tanto agognata
autostrada, piogge torrenziali ed incidenti ci fanno decidere di
pernottare a Gijon, anziché ad Oviedo.
Prima però facciamo una breve sosta a Ribadesella, piccolo paese
sull'oceano, carino ed accogliente, nonostante la pioggia fitta: sembra
un paesino irlandese.
Curiosiamo per le stradine colorate del centro e ci fermiamo a bere un
te caldo in un bar, frequentato da anziani signori che giocano a domino
appassionatamente;
è un posto un po' nostalgico che ha odore di passato, con vecchi tavoli
e vecchi mobili e la sua aria fatta di fumo.
Ora è veramente tardi, bisogna raggiungere Gijon.
Il tempo è da lupi, sbagliamo strada, facciamo code su code per circa 80
chilometri in stradine strette e tortuose in mezzo al bosco.
Finalmente arriviamo a quello che crediamo essere un paesino, e che si
rivela una vera metropoli; ci accoglie una giungla di palazzi ricoperti
di mattonelle marroni e ci troviamo imbottigliati in un traffico
pazzesco.
Andando alla cieca alla ricerca di un posto dove dormire troviamo
l'ostello della gioventù; d'ora in poi inizierà una avventura degna di
qualche film visionario di Terry Gilliam: chi non ha visto "L'esercito
delle dodici scimmie" non può sapere
che noi e Bruce Willis abbiamo avuto qualcosa in comune...l'atrio è
invaso da
una quantità inverosimile di pazzi in gita: ridono, urlano, giocano tra
di loro a darsi schiaffi e pugni... e se si capitasse in camera con
loro?
Purtroppo o per fortuna non c'è posto qui, quindi la ragazza alla
reception, gentilissima, ci dà un elenco di ostelli; purtroppo il
telefono è nell'atrio, in pieno cottolengo: impazziamo per chiamare tra
gli urli e gli schianti e finalmente , dopo una decina di tentativi,
troviamo posto a Los Pinos, locanda di ordine inesistente e
raggiungibile solo grazie a un'anima caritatevole che ci guida con la
sua auto.
Los Pinos è ai confini della realtà: la vecchia ci accompagna a vedere
la "camera", apre la saracinesca di un garage e ci dice di seguirla. Con
noi ci sono anche due ragazzi spagnoli con i quali ci scambiamo occhiate
di terrore, a loro tocca una stanzetta angusta, polverosa e piena di
quadri di madonne e santi, a noi una stanza "lusso"con bagno.
Temo che le parole non siano abbastanza forti da descrivere l'orrore in
cui siamo capitati, la stanza è ricavata da una vecchia cucina: c'è il
lavello in marmo, i fornelli, la finestra è murata, c'è una porta che dà
su un terrazzino, che Alessio tenta immediatamente di aprire nell'
illusione di mandare via il puzzo di stantio, muffa e sudicio che
pervade la stanza, ma gli rimangono mano i vari pezzi che la compongono.
Rinunciamo.
C'è poi il bagno, sporchissimo, non tento di descriverlo, il letto è
pieno di peli ed il cuscino puzza, così ci stendiamo sopra degli
asciugamani e restiamo con la testa e il corpo immobile , per cercare di
esporre la minor quantità di pelle possibile.
Be' tutto sommato a noi è andata meglio, le altre due camere fanno
venire uno scompenso.
Presto arriva anche un signore distinto, a lui tocca la camera peggiore:
c'è un grosso buco nel muro che dà sulla via, coperto in parte da una
specie di straccio tenuto su da una corda e fuori piove da far schifo.
All'inizio si rassegna a restare, poi decide di andarsene, non senza una
bella litigata con la vecchia.
Ad un'ora imprecisata della notte, i due ragazzi spagnoli a fianco, che
fino a poco prima avevano tentato di trovare alloggio altrove pur di non
restare lì, decidono di vendicarsi demolendo letteralmente la stanza:
urlano, si sentono schianti di mobili, ho paura che diano fuoco al
tugurio, non riesco più a dormire, non vedo l'ora che sia domani così ce
ne andiamo! Siamo finiti in manicomio come Bruce Willis o è stato un
incubo? |
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