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  Viaggio in Portogallo  
     
  09/08/02: Tarbes - Gijon  
     
 

Piove e pioverà tutto il giorno.
Partiamo da Tarbes alle 9 circa sotto una pioggia fitta che ci accompagna fino alla frontiera spagnola.
Passiamo da San Sebastian: si intravedono le spiagge bellissime dell'Atlantico e, poco arretrate, montagne verdissime, ma è ancora presto per fermarsi, così proseguiamo fino a Bilbao, dove arriviamo all'ora di pranzo.
Usciamo in una valle enorme, da cui si vede bene che Bilbao è una città in rapida espansione, ci sono miriadi di cantieri e di gru sullo sfondo; non solo, ma sembra che qui, piu che in altre città europee, si sbizzarriscano anche in opere architettoniche d'avanguardia: è una metropoli del futuro, una "città di frontiera".
Una di queste opere futuristiche è il Guggenheim museum, museo di arte moderna:

 
     
   
     
 

non ne saprei descrivere la forma, a me ha ricordato le onde del mare, mai uguali a se stesse, come non lo è mai questa struttura che cambia con la luce (è ricoperto da lastre di titanio) e con la prospettiva, mai un punto di vista uguale all'altro, mai un'onda uguale all'altra.mi ha entusiasmato, peccato non averlo potuto visitare all'interno!

Siamo ora alla volta di Santander, capitale della Cantabria, che raggiungiamo facilmente.
Ora l'autostrada si interrompe e dovremo percorrere solo strade nazionali fino in Portogallo, strade strette ed anguste, dove finisce anche per riversarsi tutto il traffico dei tir; la cosa si rivela presto allucinante.
Code micidiali per i lavori di costruzione della tanto agognata autostrada, piogge torrenziali ed incidenti ci fanno decidere di pernottare a Gijon, anziché ad Oviedo.
Prima però facciamo una breve sosta a Ribadesella, piccolo paese sull'oceano, carino ed accogliente, nonostante la pioggia fitta: sembra un paesino irlandese.
Curiosiamo per le stradine colorate del centro e ci fermiamo a bere un te caldo in un bar, frequentato da anziani signori che giocano a domino appassionatamente;
è un posto un po' nostalgico che ha odore di passato, con vecchi tavoli e vecchi mobili e la sua aria fatta di fumo. 
Ora è veramente tardi, bisogna raggiungere Gijon.
Il tempo è da lupi, sbagliamo strada, facciamo code su code per circa 80 chilometri in stradine strette e tortuose in mezzo al bosco.
Finalmente arriviamo a quello che crediamo essere un paesino, e che si rivela una vera metropoli; ci accoglie una giungla di palazzi ricoperti di mattonelle marroni e ci troviamo imbottigliati in un traffico pazzesco.
Andando alla cieca alla ricerca di un posto dove dormire troviamo l'ostello della gioventù; d'ora in poi inizierà una avventura degna di qualche film visionario di Terry Gilliam: chi non ha visto "L'esercito delle dodici scimmie" non può sapere
che noi e Bruce Willis abbiamo avuto qualcosa in comune...l'atrio è invaso da
una quantità inverosimile di pazzi in gita: ridono, urlano, giocano tra di loro a darsi schiaffi e pugni... e se si capitasse in camera con loro?
Purtroppo o per fortuna non c'è posto qui, quindi la ragazza alla reception, gentilissima, ci dà un elenco di ostelli; purtroppo il telefono è nell'atrio, in pieno cottolengo: impazziamo per chiamare tra gli urli e gli schianti e finalmente , dopo una decina di tentativi, troviamo posto a Los Pinos, locanda di ordine inesistente e raggiungibile solo grazie a un'anima caritatevole che ci guida con la sua auto.
Los Pinos è ai confini della realtà: la vecchia ci accompagna a vedere la "camera", apre la saracinesca di un garage e ci dice di seguirla. Con noi ci sono anche due ragazzi spagnoli con i quali ci scambiamo occhiate di terrore, a loro tocca una stanzetta angusta, polverosa e piena di quadri di madonne e santi, a noi una stanza "lusso"con bagno.
Temo che le parole non siano abbastanza forti da descrivere l'orrore in cui siamo capitati, la stanza è ricavata da una vecchia cucina: c'è il lavello in marmo, i fornelli, la finestra è murata, c'è una porta che dà su un terrazzino, che Alessio tenta immediatamente di aprire nell' illusione di mandare via il puzzo di stantio, muffa e sudicio che pervade la stanza, ma gli rimangono mano i vari pezzi che la compongono. Rinunciamo.
C'è poi il bagno, sporchissimo, non tento di descriverlo, il letto è pieno di peli ed il cuscino puzza, così ci stendiamo sopra degli asciugamani e restiamo con la testa e il corpo immobile , per cercare di esporre la minor quantità di pelle possibile.
Be' tutto sommato a noi è andata meglio, le altre due camere fanno venire uno scompenso.
Presto arriva anche un signore distinto, a lui tocca la camera peggiore: c'è un grosso buco nel muro che dà sulla via, coperto in parte da una specie di straccio tenuto su da una corda e fuori piove da far schifo.
All'inizio si rassegna a restare, poi decide di andarsene, non senza una bella litigata con la vecchia.
Ad un'ora imprecisata della notte, i due ragazzi spagnoli a fianco, che fino a poco prima avevano tentato di trovare alloggio altrove pur di non restare lì, decidono di vendicarsi demolendo letteralmente la stanza: urlano, si sentono schianti di mobili, ho paura che diano fuoco al tugurio, non riesco più a dormire, non vedo l'ora che sia domani così ce ne andiamo! Siamo finiti in manicomio come Bruce Willis o è stato un incubo?

 
     
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