La Igreja do Carmo (chiesa del carmine) non è che il rudere di un'antica chiesa, che il terremoto di cui sopra rese tale; ne è risultata così una chiesa a cielo aperto, mai restaurata, e devo ammettere che, con il cielo intenso, carico di azzurro che si vede in Portogallo forse è stato un bene; il cielo sopra non fa altro che rendere più irraggiungibili e infinite le colonne che una volta sostenevano il tetto.

La Baixa ci aspetta; dobbiamo prendere l'"electricos" numero 28 che ci dovrebbe portare all'Alfama, il quartiere arabo di Lisbona.
L'electricos non è altro che un tram giallo che si arrampica sulle salite di Lisbona,ondeggiando sulle rotaie, curvando senza preavviso, un po' come sulle montagne russe.
In realtà questo giro è servito a poco, se non a provare la sensazione di stare in un luogo fuori dal tempo.
Infatti, per evitarci la coda, decidiamo di prendere l'inconsueto mezzo che va in senso opposto, pensando che poi sarebbe tornato indietro.
Errore madornale: arriviamo al capolinea e dobbiamo ripagare il biglietto per tornare indietro su un altro electricos già strapieno, che, tanto per concludere in bellezza, non ci porta all'Alfama, ma a tre fermate da dove l'avevamo preso all'inizio!!!
Bè, è destino che dobbiamo farci salite e discese anche oggi.
All'Alfama ci arriviamo passando dal porto: c'è qualche ristorantino, poi iniziano i vicoletti che si addentrano nel tessuto fitto di questo quartiere, fatto di case appiccicate e decadenti che crollerebbero se non ci fossero impalcature fittissime a sorreggerle.
Anche qui si sale; Alessio non ne può più e a me viene da ridere, mentre vado avanti anch'io trascinando i piedi.

Lisbona e quasi tutte le città del Portogallo che mi è capitato di vedere sono tutte salite e discese ripidissime, sono asimmetriche, e forse è proprio questo il loro fascino: la dinamicità.
Purtroppo la stessa dinamicità è necessaria anche a chi le va a visitare!!!
Alfama è davvero suggestiva, mi piace più del Bairro Alto: sono entrambi quartieri popolari, ma Alfama ha un colore che l'altro non possiede, sarà che da qui, si vede il fiume che si confonde col mare, tra le case in salita e le scalette; per le strade non c'è nessuno solo un ragazzo che canta in arabo sui gradini di un piccolo portone, è caldo e a nessuno tranne a noi verrebbe in mente di girare a quest'ora per i ripidi vicoli di questo quartiere.

Camminiamo a lungo sotto il sole, per raggiungere la chiesa della Madre De Deus, il cui chiostro ospita il museo degli azulejos.
Il museo è interessante: nelle prime sale viene illustrata la tecnica con cui vengono realizzati, segue poi una sfilza di azulejos più o meno antichi, che vanno dal 1600 ad oggi.

Essendo sfiniti, decidiamo di prendere l'autobus per tornare in centro, ma la troppa ansia di non camminare oltre, ci fa salire su un autobus sbagliato e ci troviamo in una Lisbona che non conosciamo, lontani da tutto.
Come consolazione ci concediamo una pasta ed un succo nell'unico bar aperto di questa piazza sconosciuta, poi prendiamo la metro per andare a vedere il centro commerciale di Amoreiras: ci tocca un bel pezzo a piedi... in salita.